Patrick Mimran al Museo Alinari della fotografia. L’antologica che porta oltre

Fino al 31 luglio nelle stanze delle esposizioni temporanee del Mnaf, Symbols as Symptoms, la mostra dell’artista Patrick Mimran, fotografo, ma non solo.

Come si racconta un artista eclettico, un fotografo che non è solo un fotografo, uno che muove la sua esperienza tra video, installazioni e performances projects? Come si può riuscire a raccontare una storia articolata, un insieme di esperienze varie e tecnicamente differenti?

Il Museo Alinari lo fa, costruendo con Partrick Mimran una mostra ad hoc per le sue stanze, dove attraverso le fotografie si scopre, si racconta, la storia di una vita spesa a giocare, pensare, lavorare, con le immagini.

Patrick Mimran classe 1956 francese che vive e lavora tra la Svizzera e New York è decisamente un esempio di artista in senso ampio: fotografo, video artist, pittore e musicista.

Racconta di sé in questa antologica e lo fa in modo particolare.

Si, perché per la prima volta Mimran parla di Mimran in un’esposizione che introduce ai suoi primi 40 anni di carriera; non c’è un progetto in mostra, c’è Patrick Mimran.

Ci sono, esposte per la prima volta in assoluto, le foto degli anni ’70 quando, quindicenne, si affacciava al mondo della fotografia e dell’arte con una rabbia forse un po’ ingenua e l’ironia tutta giovanile di chi pensa “contro” e vede oltre.

Ci sono i ritratti femminili che sanno di quell’atmosfera rarefatta in perfetto stile seventies, c’è l’incontro con il mondo della pubblicità, i progetti derivanti da un certosino lavoro manuale, come quello con protagoniste delle minuscole figure umane racchiuse in una siringa, i progetti dove il colore o la geometria è protagonista, quelli realizzati con il digitale, ma anche le immagini delle performances, e quelle dei video.

Una mostra che apre le porte, che offre lo spunto, che stuzzica la curiosità.

Non “il solito fotografo” e decisamente non “la solita mostra”, bisogna aspettarsi di uscire più curiosi di quando si è entrati.