25 Dicembre: tempo di regali e di feste. Tra pacchi, biglietti, spumante e cotillon, ecco 5 modi per fare gli auguri di Natale in pieno vernacolo toscano.
In Toscana, si sa, c’è ben di più della “c” aspirata o la “h” davanti alle parole. La Toscana è un mondo di dialetti – tanto simili quanto diversi – di città e di campagna.
Espressioni di una storia millenaria, di tradizioni e di sana rivalità. Ecco cinque modi tutti particolari per fare gli auguri di Natale in dialetto.
Auguri di Natale alla livornese
“Auguri a te e ar budello di tu’ ma”. Tra un polpo ‘briaho e un cacciucco, all’Ardenza gli auguri si fanno così. In pieno stile labronico, dissacrante e canzonatorio.
Magari davanti ad un “gottino” di Ponce alla livornese o di Torpedine, roba d’altri tempi. “Boia de’!”
Gli auguri di Natale in San Frediano
La mattina del 25, in centro o in San Frediano, il fiorentino verace – pan di ramerino in bocca – parlerebbe così: “Vahia, citrullo… Bone feste a tutta la tù famiglia”.
Sottofondo musicale degli auguri: la “capannuccia” di Marasco. Il ritratto più sincero della sana irriverenza fiorentina, anche a Natale.
Buone feste in stile pisano
Alla pisana: poche parole ma incisive per fare gli auguri di Natale e felice anno nuovo. In piazza dei Miracoli o sulla torre basta un fax. “Auguri tegame”. Stop.
Auguri di Natale in Piazza del Campo
“Auguri boncitto, vo’ a desinà”. Per un non toscano sembrerebbe aramaico, e invece è solo senese. Tradotto: “auguri, ora vado a pranzo”. Il 25 dicembre a Siena gli auguri di Natale si fanno in questo modo.
Sempre che il giovane cui ci si riferisce sia un bravo ragazzo (boncitto), altrimenti “oh strullo” può essere la scelta migliore.
Auguri in dialetto aretino
“Alò, alò, buon Natale” . Il dialetto d’Arezzo è sicuramente uno dei più divertenti, almeno foneticamente. “Alò” è semplicemente un must, l’intercalare prezioso che l’aretino doc deve gioco forza inserire in ogni discorso, riflessione o sproloquio.
Per il resto tutto tranquillo: un semplice buon Natale va sempre di moda.