L’attore veneto porta in scena uno spettacolo ispirato all’opera dello scrittore americano. Per raccontare il legame tra uomo e natura.
Continuano gli appuntamenti dell’Estate Fiesolana. Stavolta è il turno di Marco Paolini, drammaturgo nostrano da anni impegnato nel teatro civile e di narrazione.
Ben noti sono infatti i suoi spettacoli, trasmessi anche in diretta televisiva, dedicati alla tragedia del Vajont (1995) e agli stermini tedeschi nello scioccante Ausmerzen (2011).
Un teatro fondato sull’impegno quindi, teso a raccontare storie, spesso nascoste o dimenticate, riportandole alla luce attraverso l’antica arte dello storytelling. Una modalità teatrale fondata su una messa in scena fatta di pura narrazione, dove l’attore non interpreta alcun personaggio ma racconta storie con la sola forza della parola, senza quindi rappresentarle visivamente.
Il risultato è quello di spettacoli dove i monologhi diventano emozionanti orazioni civili, che spesso si rifanno a fatti di cronaca o eventi storici.
Una recitazione appassionata, dove inchiesta e narrazione popolare s’intrecciano armoniosamente, offrendo un’occasione ideale per affrontare temi d’attualità.
Paolini torna sulle scene con un progetto ispirato e dedicato all’opera di Jack London, scrittore e giornalista statunitense, autore di celebri romanzi come Zanna Bianca e Il richiamo della foresta.
L’attore prende spunto da vari testi di London, riportando temi a lui cari: il legame tra uomo e natura e la lotta per la sopravvivenza, uno spunto per indagare ed esplorare il senso del limite umano.
Al centro dello spettacolo solo un uomo, il suo cane e il Grande Nord. Il risultato è un intenso monologo sui limiti umani di fronte ad una natura estranea. Con la quale, forse, riusciremo un giorno a riconciliarci.