Si sono appena conclusi i festeggiamenti per il 150esimo anniversario dell’Unità di Italia. Decine di libri, canzoni, documenti inediti, spettacoli, concerti, film e qual è la novità assoluta? I Terroni d’Italia non si sono estinti! Eccoli anche il 30 marzo al Cantiere Florida.
Continuano ad invadere città, a moltiplicarsi, a spedire pacchi pieni di cibo, a ballare tarantelle e pizziche nelle piazze del nord, a confondersi nella mischia con accenti mascherati appena scesi dai loro treni come deportati in missione speciale.
http://youtu.be/pa1xx0qQkK4
Non hanno voglia di lavorare e si credono cantanti. Salgono sfacciatamente sul palco del primo maggio, riempiendo la piazza di altri terroni invasati ad applaudire i vari Peppe Voltarelli e Brunori Sas. Altri si credono attori, calcano le scene di teatri importanti e fanno pure il cinema (vedi Tony Servillo). Addirittura a Scandicci troviamo un terrone a dirigere il Teatro Studio. Terroni d’arte, che continuano ad unire il Paese combattendo una battaglia senza armi, a colpi di scena!
Il teatro è il sogno. E’ in grado di raccontare storie minute di piccoli uomini che hanno fatto la grande storia. E’ fatto di attori patrioti che hanno creduto fortemente nell’unità del Paese. Sulla scena non ci sono terroni, ci sono solo attori, artisti che rendono il sogno risorgimentale possibile. E poi c’è il sogno di Pippo (Fulvio Cauteruccio), il protagonista di Terroni d’Italia, che “giura a se stesso: nella mia vita sarò un grande attore drammatico. In realtà non capitò così: Pippo prese il diploma di ragioniere e dovette emigrare per trovare un posto da impiegato postale”. Quanti Pippo ci sono ancora oggi dopo centocinquant’anni?