Il Gioco dell’Amore e del Caso alla Pergola in prima nazionale

La prima produzione teatrale della nuova Fondazione Teatro della Pergola di Firenze si apre con un gioiello della drammaturgia settecentesca: Il gioco dell’amore e del caso di Marivaux, in scena dal 24 al 29 aprile.

Francia, prima metà del XVIII secolo. La Comédie Italienne, gruppo di attori italiani che operavano nella prestigiosa Parigi, mise in scena Il gioco dell’amore e del caso di Pierre Carlet Chamblain de Marivaux, più comunemente noto come Marivaux.

Era il 23 gennaio 1730 quando la commedia ottenne un successo talmente clamoroso che si tennero quindici repliche, molte di queste allestite a Versailles. Il commediografo francese Marivaux riprese la drammaturgia della natura realistica dell’illustre predecessore Molière, con l’aggiunta però della componente amorosa, facendo diventare l’innamoramento un gioco teatrale sottile e psicologico in cui i personaggi si mascherano per capire se sono corrisposti da coloro che amano.

“Le jeu de l’amour e du hasard” si basa sull’intreccio e sullo scambio di ruoli che avviene per caso tra i personaggi della commedia. Orgone ha una figlia, Silvia, che vestirà i panni della sua cameriera Lisetta allo scopo di studiare segretamente i comportamenti del futuro sposo, il giovane Dorante. Anche Dorante, però, ha usato lo stesso stratagemma: si maschererà da Arlecchino, suo servitore, per osservare Silvia, facendo sfociare l’opera in una perfetta commedia degli equivoci (amorosi).

L’attrazione iniziale, la paura del rifiuto, i battibecchi e le schermaglie, le passioni e le incertezze sul futuro sono insieme le stagioni dell’amore che scorrono a ritmo veloce come colpi d’arco su violini.

Oggi, ben 282 anni più tardi, l’adattamento di Giuseppe Manfridi risplende di una carica attualissima: appellativi come servo e padrone, impliciti nel vocabolario settecentesco di Marivaux, lasciano il passo a situazioni più vicine alle nostre. Ecco che i padroni diventeranno i datori di lavoro e i servi i loro subalterni.

Ne risulta una perfetta geometria sentimentale, sapientemente orchestrata dal regista Piero Maccarinelli che sceglie un ricco cast di attori tra cui Paolo Briguglia, Antonia Liskova, Francesco Montanari, Fabrizia Sacchi, Sandro Mabellini ed Emanuele Salce.

Costumi e scene sono affidati alle firme dell’eccellenza artistica toscana famosa nel mondo: Gabriella Pascucci gioca sulle asimmetrie del tempo, ricreando abiti allegri con ispirazione a metà tra Capucci e Watanabe per seguire il divertimento del testo; il visual artist fiorentino Giacomo Costa accompagna l’opera su un fondale a light box digitale, fronteggiato da due grandi porte a imbotto e quattro poltrone d’epoca.

Le vicende si susseguono a ritmo gradevole e raffinato, in pieno stile Marivaux dove l’unica voyeur del caso è la natura, ora maligna ora complice affettuosa, spettatrice inosservata di tutte le sfumature dell’amore e delle sue contraddizioni senza tempo.