Un omaggio al Teatro dell’assurdo e della solitudine, per festeggiare il suo fondatore. Il 13 aprile 1906 nasceva Samuel Beckett.
Una personalità senza dubbio particolare la sua, distinta e fuori dagli schemi, che lo portò fin da subito a sperimentare una nuova percezione della drammaturgia, rivoluzionando l’idea di Teatro. Un carattere chiuso e riflessivo, come ogni genio creativo, ipersensibile e ipercritico, non solo verso gli altri, soprattutto verso se stesso. Solo l’amore per la scrittura prima, e il teatro poi, seppero forgiare quest’anima ribelle, rigurgitante di malessere interiore.
Tutti i lavori di Beckett sono estremamente innovativi, ricchi di intrecci e suspence, ridotti all’osso per lasciare spazio alla solitudine dell’uomo moderno. La sua arte è mimica, al solo scopo di simulare un gioco scenico: quello che in prima istanza può sembrare serio e grave prende poi le sembianze di una burla. Risiede qui la sua poesia, un cantautore di storie a doppio legame.
Samuel Beckett Graffiti a Notting Hill, Londra.
Correva l’anno 1969, data storica nella sua brillante carriera dedita ormai al teatro. Samuel Beckett riceveva il Nobel per la Letteratura, portando sulle scene dell’epoca l’angoscia degli anni ’50. Ecco che i suoi personaggi esistono in un mondo immaginario, quasi a essere isolati in uno spazio senza confini, come nel celebre capolavoro Aspettando Godot.
Il successo di Aspettando Godot aprì a Beckett le porte della carriera teatrale. Lo stesso critico Vivian Mercier, all’epoca, parlò dell’opera come “una storia in cui non succede nulla, ma che tiene incollati gli spettatori ai loro posti”. Andò in scena per la prima volta a Parigi nel 1953, seguita nel 1954 da un’altra importante pièce Finale di partita, metafora dei “buchi neri” interiori di ognuno di noi.
Ma Beckett fu anche l’autore di psicodrammi, come Giorni felici e L’ Ultimo nastro di Krapp. Liaison tipica di tutte le sue vicende il tema della persona umana straniata dal reale, un amore – odio per il passato e il presente, che inesorabilmente trasformano il patetico in grottesco.
Ma la sua creatività non si fermò al teatro, la sua penna intrigante partorì nel 1965 l’importante corto cinematografico Film, interpretato da un grande dell’arte comica, il bello e dannato Buster Keaton. Un terribile silenzio tiene tutti sotto scacco dall’inizio alla fine, con un controllo totale sull’immagine.
http://youtu.be/xjod1PQPzBs
Considerato di frequente un “arci-depressista“, la sua personalità rimane un mistero. Un uomo complesso, genuinamente intellettuale, autocritico ma tollerante nei confronti di amici e colleghi; fece dell’umorismo e della determinazione la cura sicura contro ogni avversità.