Tutto quello che dovreste sapere sul Perseo di Cellini

La statua del Perseo con la testa di Medusa che si trova nella Loggia de’ Lanzi a Firenze è quasi costata la vita al suo creatore. Ma come mai? Vi raccontiamo tutto quello che dovreste sapere sul Perseo di Cellini.

Leggenda vuole che Medusa fosse una delle Gorgoni, tre sorelle mostruose che abitavano nel regno della Notte, al di là dell’Oceano. Le versioni dello scontro con l’eroe Perseo sono varie.

perseo con la testa di medusa di cellini

Secondo alcuni guardò la sua immagine riflessa nello scudo lucidissimo di Atena e altre vogliono che la sorprese prendendola per il collo ad occhi chiusi. Comunque andò la cosa, Perseo riuscì ad ucciderla e a scappare dal temuto regno.

Benvenuto Cellini, l’artista attaccabrighe

Bevenuto Cellini non era uno stinco di santo: venne bandito da Firenze a sedici anni per rissa, partecipò alla difesa di Roma nel 1527, per poi fuggire dalla stessa città a causa di un litigio con il figlio del papa e poco tempo dopo si ritrova imprigionato a Castel Sant’Angelo, da dove evade per rifugiarsi in Francia.

perseo di cellini loggia dei lanzi firenze

Dopo una condanna per sodomia scappa nuovamente per ritornare a Firenze. Nel 1545 il Perseo di Cellini comincia a prendere forma. L’artista sceglie di utilizzare il procedimento a cera persa, tipico degli antichi greci. Bisognava fare una statua di creta vuota all’interno, cuocerla e stendervi la cera.

Si ricopriva di altra creta, si univano i tre strati con i chiodi e poi si infornava. La cera si scioglieva e si versava il bronzo liquido. Infine si toglieva tutta la creta e i chiodi e si rifiniva. Il tutto realizzato in molti anni di lavoro.

statua perseo di benvenuto cellini loggia de lanzi firenze

Ovviamente più la statua è grande, peggio di distribuisce il bronzo. Ma Cellini non sentiva ragioni: persino il Granduca lo prendeva per pazzo. Infatti durante la fusione ne successero di tutti i colori, come scrive lo stesso artista: “La fatica la m’era insopportabile; e pure io mi sforzavo.”

La complessa fusione del Perseo di Cellini

Pioveva a dirotto e dal cortile entravano acqua e vento che raffreddavano la fornace. Talmente era calda quest’ultima che prese fuoco persino il tetto, rischiando di crollare da un momento all’altro.

Cellini era distrutto dalla fatica, probabilmente a causa delle esalazioni dei metalli che sono in grado di provocare una febbre altissima. Nel momento cruciale, quello della colata, fu costretto a mettersi a letto: “(…) credo certo che in poche ore questo gran male m’arà morto.” Spiegò ai suoi assistenti come fare e andò letto credendo di non arrivare al giorno dopo.

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Venne poi richiamato perché si era spenta la fornace. Più morto che vivo, corse fuori picchiando e insultando chiunque gli capitava a tiro. Mandò a spegnere il fuoco sul tetto, fece mettere sulla porta del cortile tavole, tappetti e panni per riparare la fornace dall’acqua, che per tutta risposta esplose.

Ma il bronzo era uscito, solo che era poco fluido perché la lega si era consumata. Allora l’artista buttò nella fornace semi-distrutta tutti i suoi piatti e ciò che c’era di stagno in casa. Alla fine il metallo tornò liquido e la fusione del Perseo di Cellini riuscì.

Il Perseo di Cellini venne poi esposto per la prima volta nella Loggia nel 1554 e rimane a tutt’oggi l’unica statua pensata appositamente per quella posizione.