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I vecchi bordelli di Firenze

C’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, cantava De André. Noi vi raccontiamo i vecchi bordelli di Firenze, in un itinerario lungo le strade cittadine alla ricerca dell’amore profano.

Alzando gli occhi sull’arco di Piazza della Repubblica, si scorge una frase: “L’antico centro della città da secolare squallore a vita nuova restituito”.

Queste poche parole nascondono in realtà una traccia, che ci conduce all’inizio di un breve viaggio tra le vie peccaminose di Firenze: i luoghi in cui un tempo sorgevano le vecchie case chiuse.

Con le sue strade strette e tortuose, le catapecchie abitate dalla povera gente e le botteghe piene zeppe di uomini e merci, la zona del Mercato Vecchio (oggi Piazza della Repubblica) assomigliava ad una sorta di suk arabo, che 24 ore su 24 offriva ai passanti i più svariati generi di merci e spettacoli.

Tra questi naturalmente c’erano anche le meretrici dei postriboli, che tra quei vicoli sorgevano tanto numerosi che i ruffiani della zona avevano persino un punto di ritrovo davanti alla chiesetta di San Leo (nell’area oggi occupata dalle logge di Piazza della Repubblica).

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Queste vie dell’amore sono ormai andate distrutte, ma poco lontano resta ancora qualche traccia dei peccaminosi affari dell’epoca passata. Per espiare i propri peccati, si racconta che le prostitute andassero ad accendere dei ceri davanti alla Vergine sulla facciata della minuscola chiesetta di San Cristofano (in Corso degli Adimari, ovvero nel primo tratto dell’attuale via dei Calzaiuoli).

Uno dei più celebri luoghi licenziosi di Firenze è poi Piazza della Passera, un tempo nota come Piazza dei Sapiti. Pare che già nel ‘500 lì esistesse un bordello e che fosse frequentato persino da Cosimo I, Granduca de’ Medici.

Anche i nomi di altre vie rivelano i peccaminosi affari che avevano luogo tra i loro palazzi: Via delle Belle Donne, Via delle Serve Smarrite (oggi Via del Parione) e Via Vergognosa (l’attuale Via Borgognona), un tempo tutte sedi di vecchi bordelli.

Eppure, anche una strada dal nome innocente come Via delle Terme, un tempo era molto ‘popolare’ proprio perché ospitava una delle più celebri case di tolleranza fiorentine.

Altre case chiuse sorgevano in Vicolo dell’Oro, nel Vicolo dei Limonai, in Via Lontammorti e in Via dell’Amorino, oltre che in zona Santo Spirito, in Via dei Giudei e in Borgo Stella, come ci rivela un’inchiesta del novembre 1849.

In particolare, sembra che proprio la zona intorno a Via dell’Amorino fu quella in cui si consumarono alcuni intrighi amorosi, che divennero poi fonte d’ispirazione per Niccolò Machiavelli nella scrittura de “La mandragola“.

In Via Romana esiste invece un luogo con tanti passati, in bilico tra sacro e profano. Stiamo parlando della Pensione Annalena: nato come convento, il palazzo ospitò una casa da gioco, poi una lussuosa casa di tolleranza e un ricovero per giovani donne, fino a divenire civile abitazione e infine un albergo.

Uno degli ultimi celebri bordelli fiorentini è stato inoltre Madame Saffo, nei pressi di via Tornabuoni. Negli anni ’30 questa elegante casa di specchi e velluti era frequentata da molti intellettuali italiani, tra cui il critico letterario Carlo Bo, Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Leone Traverso, Ardengo Soffici e Carlo Muscetta. Ma ormai anche Madame Saffo ha chiuso i battenti, dopo l’approvazione della Legge Merlin che nel 1958 ha abolito i vecchi bordelli italiani.

“Da secolare squallore a vita nuova”, dicevamo. Eppure il mestiere più antico del mondo, da qualche parte, si esercita ancora.

Credits foto: Alex Scarcella, www.comune.firenze.it