Firenze non è una città per terroni. Non fraintendetemi e frenate la lingua. Firenze non è una città per terroni a meno che non abbiate un valido vademecum per avventurarvi al di là dei confini meridionali, tanto per citare il mio personalissimo caso.
Sono a Firenze ormai da dieci anni e come tanti altri conterranei ho abbandonato la mia città per studiare fuori. Ecco qualche consiglio per tutti quegli studenti fuori sede che mettono piede per la prima volta nella culla del Rinascimento. Perché, lo ammetto, le abitudini per un meridionale anche solo dopo i confini napoletani, cambiano decisamente.
Affitti da nababbo
Dimenticate gli affitti a cui siete abituati laggiù. I prezzi non sono affatto generosi. Pensate che la stanza in cui attualmente vivo costa quanto l’intero appartamento dei miei genitori. Fate vobis.
Occhio al ‘nero’
Mi è capitato, ma è cosa comune, di imbattermi nel classico proprietario restio a qualsiasi forma contrattuale esistente sulla faccia della terra. Non cedete a ricatti e forzature: le case ve le tirano dietro e, in alcuni casi, in maniera regolare.
L’autobus della speranza
Mi rendo conto che da Roma in poi la sensazione condivisa è che i mezzi pubblici funzionino alla perfezione o comunque funzionino (pensate agli standard a cui siamo abituati al sud!), ma l’Ataf di Firenze non rientra propriamente nella categoria. Penso alle snervanti attese di oltre 40 minuti e alla fiumana di gente che spesso e volentieri affolla i mezzi pubblici fiorentini, roba che farebbe infuriare anche Gandhi. Normale amministrazione.
Il ticket non è un optional
Ammetto che il controllore sui mezzi di traporto della mia città rappresenti qualcosa di astratto, una figura quasi mitologica. A Firenze, invece, c’è e si vede. Più spesso di quanto pensiate. Per cui il biglietto obliteratelo; perché, no, la corsa in autobus non è un omaggio dell’amministrazione comunale per il vostro arrivo in città.
19.30, l’ora X
Non nascondo che qualche moccolo l’ho tirato quando, al mio arrivo a Firenze, mi sono ritrovata per la prima volta di fronte a saracinesche serrate – udite udite – alle 19,30. Orario ricorrente in questa città che corrisponde – su per giù – anche all’inizio dell’aperitivo o della cena. Un’eresia per un meridionale abituato a mettersi a tavola alle 21 se non più tardi. Ma “mangiare come le galline” diventa un imperativo e, dopo qualche iniziale stortura di naso, scommetto che non avrete troppa difficoltà a fare vostra questa abitudine.
L’ A B C del fiorentino
Non dimenticherò mai una delle prime domande che mi sono state poste da un amico fiorentino doc: “com’è?”. Pensando che si riferisse al panino che stavo addentando la risposta non poteva che essere: “buono”. Sbagliato. Voleva solo sapere come stessi. E la pasta o pastina che dir si voglia? I fiorentini intendono il pezzo dolce. Sul “ci si vede, ci si fa, ci si” potrei scrivere un trattato ma penso che queste brevi citazioni rendano perfettamente l’idea dell’uso del riflessivo che un fiorentino fa.
I compleanni alla ‘romana’
Apro un capitolo a parte sui compleanni: al sud quasi un’istituzione, a Firenze un modo come un altro per trascorrere una serata in compagnia. E se da noi usa offrire agli invitati la cena, qui ognuno paga per sé. Già vedo qualche meridionale sgranare gli occhi ma, come si suol dire, paese che vai usanza che trovi.
L’Arno non è lo Ionio
L’estate è senza dubbio la stagione più ardua per un meridionale che, dopo essere stato abituato una vita a mettere le chiappe a mollo nelle “chiare, fresche et dolci acque” salentine a partire dal mese di maggio, si ritrova ad ‘ammirare’ le colline toscane con i libri sul groppone in vista degli ultimi esami. La vita universitaria è anche questo e, ricordate, l’Arno non è lo Ionio. Perciò, miei cari studenti fuori sede evitate colpi di testa.
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