L’artigianato a Firenze conta tra i suoi nomi quello di un personaggio che ha le idee chiare in fatto di lavoro. Il suo nome è Fabio Chiari e, tra un moccolo e l’altro, l’abbiamo intervistato.
Ho avuto il piacere di conoscere Fabio Chiari, liutaio fiorentino nonché celebre nel mondo dell’artigianato a Firenze, soltanto al telefono. Fabio – classe 1959 – è di una simpatia travolgente. Non a caso, oltre che per la sua bravura, è noto per le espressioni colorite con le quali condisce le frasi quando parla del suo lavoro.
Fabio, il Comune di Firenze in accordo con la Provincia e la Fondazione per l’Artigianato Artistico ha indetto un concorso per realizzare un souvenir per la città. Cosa pensi dell’artigianato a Firenze?
«L’artigianato hanno deciso di farlo fallire. L’hanno deciso a tavolino. Ci ammazzano con le tasse e quando le associazioni dicono di volerci tutelare ci piaglian pe’ i culo. Io personalmente provo a non darmi per vinto, tanto che ho deciso di aprire una scuola di liuteria a Sesto Fiorentino, dove lavoro, e sto ricevendo richieste da tutta Italia.»
Come nasce la passione per l’artigianato e quando hai iniziato?
«Quando ero più giovane e passeggiavo Diladdarno, mi capitava spesso di osservare le botteghe e chi ci lavorava. Peraltro, vengo da una famiglia di artisti e artigiani e la passione per questo mestiere penso sia innata. La mia scuola è stata una bottega a Firenze. Ho iniziato nel modo più tradizionale: spazzando i trucioli, affilando il ferro e dopo ho continuato per conto mio.»
Perché proprio il liutaio?
«Perché le altre cose erano bischerate. Hai presente la pubblicità del ti piace vincere facile? Ecco, non fa per me. Nel mio mestiere non esistono regole fisse e finché lo strumento non viene suonato non si sa cosa hai fatto. La soddisfazione è in fondo.»
Raccontaci un episodio curioso.
«Un giorno m’hanno portato un violino in 36 pezzi, completamente smontato. Il cliente l’aveva tenuto in soffitta per anni e mi chiedeva se potessi rimontarlo, se suonasse bene e – in caso contrario – se dovesse pagare ugualmente. Io gli ho detto che, dio bono, come facevo a saperlo. Se lo strumento suona, si sa alla fine. Di grulli a giro ce ne sono troppi.»
Qual è il lavoro più stravagante che ricordi?
«Dieci anni fa ho ricostruito quella che poteva essere la lira da braccio a forma di cranio di cavallo di Leonardo da Vinci. Leonardo deve essere stato un gran rompicoglioni, tant’è che Lorenzo il Magnifico doveva averlo capito quando lo spedì a Milano. Lì Leonardo, con la sua lira, partecipò ad un concorso come musico e vinse. Non abbiamo testimonianze visive dello strumento ma il Vasari ne ha data una descrizione concisa. Partendo da quella, ho realizzato lo strumento. E sono finito pure a Superquark.»
È vero che tagli il legno personalmente?
«Certamente. E penso seriamente di essere rimasto tra i pochi artigiani a Firenze.»
Saluto Fabio con l’augurio che l’artigianato a Firenze e gli artigiani fiorentini della Firenze antica possano riacquistare un po’ di respiro. Mi chiede di mandargli l’intervista tramite email «perché – parole sue – e sarò pure bravo con corde e legnetti ma con la tecnologia ‘un sono bono.»
Credits: www.fabiochiariliutaio.com