Ho fatto quattro chiacchiere con l’architetto Censini che mi ha raccontato com’è cambiata piazza dei Ciompi e cosa pensa dell’annunciato trasferimento dei banchi del mercato in Largo Annigoni.
Qualche giorno fa passeggiavo in piazza dei Ciompi, ripensando al Marché aux Puces de Saint-Ouen a Parigi, rapita dal profumo dei libri ingialliti dal tempo, dal design sfizioso degli oggetti d’epoca. Scorro le dita sui banchi addobbati con veri e propri cimeli e la nostalgia mi assale. Fino a quando non inciampo sulla radice-trabocchetto del pino che si erge nel bel mezzo della piazza. «Ma non dovevano partire due anni fa i lavori di riqualificazione?», mi chiedo.
Eppure il Mercatino delle pulci di Firenze è ancora lì, in attesa di essere liberato dal cancro dell’eternit con il quale sono rivestite le tettoie dei box. Almeno fino al prossimo gennaio – secondo quanto ho appreso da un articolo pubblicato su un quotidiano locale- quando cioè le bancarelle saranno spostate momentaneamente in Largo Annigoni per consentire il rifacimento della piazza.
Ho subito chiamato il mio amico architetto Gianfranco Censini che da anni si batte per restituire a piazza dei Ciompi il valore che merita, ma soprattutto per far sì che diventi una piazza della città e non solo del quartiere. E ho approfittato della scottante news per farmi raccontare qualcosa su piazza dei Ciompi.
Gianfranco, com’è cambiato questo spazio?
Piazza dei Ciompi non esisteva e là dove oggi sorgono le bancarelle c’erano gli orti dei frati di Santa Croce. Le case si attestavano lungo via Pietrapiana, una traiettoria importante per l’accesso in piazza della Repubblica. Nel ’35 ricordo che le case furono demolite per realizzare l’asse che da via Martiri del Popolo conducesse al Duomo.
Bisognerà aspettare gli anni ’60 perché l’architetto Raffaello Fagnoni presenti un progetto che prevede la ricostruzione della Loggia del Pesce, che nell’800 era stata smontata per consentire la vendita del pesce appunto. È dopo la ricostruzione della Loggia che iniziano a comparire le bancarelle del mercato.
Siamo negli anni ’60, l’alluvione è vicina. Cosa successe al mercato?
Nel ’66 il sindaco di allora, Bargellini, dette il suo contributo costruendo dei box con il tetto in amianto; materiale che all’epoca non si sapeva fosse nocivo, ma tant’è.
Qual è la tua alternativa al progetto del Comune?
Ripensare prima di tutto alla funzione della Loggia. Si potrebbe chiudere con delle vetrate in modo che possa ospitare al suo interno un’esposizione, magari permanente, di oggetti artigianali. Se non altro per evitare che continui ad essere un dormitorio per i senzatetto.
E per il mercato?
In un progetto che avevo realizzato con l’Università di Parigi e alcuni studenti canadesi, avevamo pensato di riscoprire la parte sotterranea del Mercato delle pulci per formare almeno due livelli. E di rifare la tettoia dei box in vetro o in acciaio e il lastricato della piazza. Senza mandare via le attività in Largo Annigoni in maniera permanente (come aveva pensato di fare il Comune con il primo progetto fortino ndr). Mantenendo i corridoi interni del mercato che rappresentano una delle caratteristiche chiave di questo spazio.
Che mi dici dei commercianti?
Ce ne sono alcuni che, quando penso a questo luogo, mi vengono in mente perché hanno fatto e continuano a fare la storia del mercato. Ricordo Johnny che, dopo aver ereditato il banco dallo zio, ha dato un’impronta forte all’attività della piazza. Insieme alla Pupa – la chiamavamo così perché si presentava sempre truccatissima – che vendeva vestiti d’epoca importati dalla Francia.
Quello del Mercato di piazza dei Ciompi è uno spaccato della vita culturale e commerciale di Firenze che va custodito ma prima di tutto riqualificato.
Credits: wikipedia (cover); Giuseppe Moscato (prima foto interna); Around Tuscany (seconda foto interna)