La meridiana è un antico strumento di misurazione del tempo, basato sul rilevamento della posizione del Sole. Anche a Firenze esistono numerose versioni di questi orologi solari, collocati all’interno della città.
La meridiana del Battistero di San Giovanni
Il Battistero di Firenze costituisce uno dei luoghi astronomici più antichi di tutta la città, all’interno del quale l’astronomo e condottiero Strozzo Strozzi costruì nel 1048 una meridiana che indicava il solstizio d’estate.
Attraverso un foro praticato nella cupola dell’edificio, i raggi solari colpivano un riquadro di marmo su cui erano rappresentati i segni dello zodiaco, il cui centro veniva raggiunto dalla meridiana il 21 Giugno, giorno in cui appunto si verifica il solstizio d’estate.
Nel XIII secolo la cupola venne completamente chiusa, mentre il riquadro, prima collocato verso la porta nord, venne spostato in corrispondenza della porta est dove si trova tutt’oggi.
La meridiana di ponte Vecchio
Sul tetto di una delle botteghe di ponte Vecchio si trova un’antica meridiana, sostenuta da un pilasto in marmo bianco.
Risalente al XIII secolo, presenta la struttura quadrante verticale per l’indicazione delle ore canoniche, ossia di quei momenti della giornata riservati alla preghiera in comune: l’ora Prima (l’alba), quando si recitava il Mattutino, la Terza (alle 9.00), la Sesta (mezzogiorno), la Nona (alle 15.00), e la Dodicesima (tramonto), dedicata alla recitazione dei Vespri.
Sotto la meridiana si trova una targa, ormai quasi completamente usurata dal tempo, che ricorda l’alluvione che nel 1333 colpì Firenze, durante la quale i ponti della città furono distrutti o gravemente danneggiati. Lo stesso ponte Vecchio venne abbattuto dall’inondazione, per poi essere ricostruito nel 1345.
Sulla lapide, in lingua volgare, sono infatti riportate queste parole: «Nel trentatrè dopo il milletrecento, il ponte cadde per diluvio d’acque; poi dodici anni, come al Comun piacque, rifatto fu con questo adornamento».
La meridiana di Santa Maria del Fiore
Nell’antichità gli astronomi avevano bisogno di spazi ampi per effettuare i loro studi con maggior precisione: per rendere i calcoli più precisi infatti, era necessario che il punto d’ingresso della luce fosse il più lontano possibile dal sulo.
Più ampia era questa distanza e maggiore sarebbe stata l’esattezza dei calcoli: per questo motivo spesso le meridiane venivano collocate all’interno delle cattedrali, che in virtù delle loro ampie dimensioni ben si adattavano alle esigenze degli scienziati.
Nel 1475 il matematico Paolo dal Pozzo Toscanelli collocò sotto le finestre all’interno della cattedrale fiorentina una tavoletta di bronzo, sulla quale aveva effettuato un piccolo foro di circa 5 cm. I raggi solari, attraversando il foro, si proiettavano così sul pavimento della cappella della Croce.
Ancora oggi, circa 4 giorni l’anno intorno al solstizio d’estate, è possibile osservare all’interno della cattedrale di Santa Maria del Fiore il passaggio del sole, dove il raggio di luce si sposta lungo il pavimento, fino a sovrapporsi con un cerchio di marmo indicante la posizione calcolata dallo stesso Toscanelli, poi allargato nel corso del tempo.
Nel 1755 l’astronomo Leonardo Ximenes continuò a utilizzare lo strumento ideato da Toscanelli, ottenendo che nella cappella della Croce venisse incastonata al suolo una linea meridiana, grazie alla quale sarebbe riuscito a calcolare l’inclinazione dell’asse terrestre con estrema precisione.
Attualmente la meridiana di Santa Maria del Fiore, con i suo 90 metri d’altezza, si configura come la più alta del mondo, seguita da quella di San Petronio a Bologna (27 m) e di Saint Suplice di Parigi (26 m).
La meridiana di Santa Maria Novella
La facciata della chiesa di Santa Maria Novella presenta ben due diversi strumenti astronomici, costruiti dal frate domenicano Ignazio Danti, cosmografo alla corte di Cosimo I de’ Medici.
Sulla destra è collocato uno gnomone, ovvero l’ago della meridiana, qui sorretto da un quadrante solare in marmo, la cui ombra si proietta su una superficie piana indicando l’ora.
A sinistra invece si trova una sfera armillare in bronzo, una rappresentazione della sfera celeste che mostra il movimento delle stelle attorno alla Terra o al sole, determinando i giorni in cui cadono solstizio ed equinozio.
Grazie al suo sapere, Danti offrì un contributo fondamentale nella creazione del calendario gregoriano, prendendo parte al collegio di scienziati che dimostrò la discordanza esistente tra l’anno solare e il cosiddetto calendario giuliano, ideato da Giulio Cesare nel 46 a.C. e rimasto in vigore fino al 1582.
Fu questo l’anno in cui Papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano, ancora oggi utilizzato nella maggior parte del mondo.
La meridiana del Museo Galileo
Anche davanti al Museo Galileo – ex Museo della Storia della Scienza – in piazza dei Giudici troviamo un orologio solare, inaugurato in tempi recentissimi, ovvero nel 2008.
Esso presenta la forma di un monolite in bronzo di circa 6 metri, dove i segni dello zodiaco sono disposti anche sul suolo, andando dal parapetto dell’Arno, dove è indicato il solstizio d’estate, fino all’ingresso del Museo, dove invece si trova il solstizio d’inverno.
Lo strumento, oltre alla funzione di calendario, garantisce anche la visualizzazione dell’ora su delle linee di rame sempre collocate al suolo. Nello specifico, lo gnomone era costituito dalla coda di una lucertola: prima che questa fosse staccata, indicava il momento in cui il sole raggiunge il punto più alto nel corso della giornata.