Testi fuori catalogo, manuali ingialliti e deprezzati. Le bancarelle di libri usati a Firenze resistono. Seguimi alla scoperta di quella in Piazza Beccaria, dove ho fatto quattro chiacchiere con il libraio Fabio.
I fumetti di Topolino da un lato, la saga di Twilight dall’altro. Il simbolo di due generazioni che – pur lontane anni luce – persistono. Sulla stessa bancarella, quella di Piazza Beccaria dove ad accogliermi c’è Fabio Conti.
Mi balzano subito agli occhi le videocassette della Walt Disney che ho consumato durante l’infanzia e i libri di fantascienza Urania. È come riaprire improvvisamente il baule dei ricordi che anche Fabio contribuisce a riempire con i racconti di una vita.
Il nostro libraio è lì da 20 anni tutti i giorni dalle 8 alle 18. Anche se «i tempi sono cambiati – esordisce – ma per fortuna qualche mosca bianca che ancora apprezza la carta stampata c’è».
Fabio, come hai iniziato a lavorare qui?
Ho ereditato la bancarella da mio padre Danilo che nel dopoguerra aveva il banco sotto l’arco di Piazza Beccaria. Nel ’47 poi gli è stato assegnato lo spazio attuale perché sotto l’arco dovevano passare i cavalli. Io, invece, sono qui da vent’anni e ne ho viste di cose cambiare.
Raccontamente alcune
Fino a dieci anni fa il fumetto andava più di moda, si usava andare in edicola una volta a settimana per comprare Topolino. Oggi, questa tradizione è sfumata anche se in compenso c’è più varietà. L’horror e il fantasy, ad esempio, non esistevano e i romanzi rosa andavano per la maggiore.
Che tipo di clientela hai?
Prevalentemente anziana, perché i giovani ormai leggono sul web. Devo ammettere poi che la mia bancarella – oltre ad essere l’angolo degli squattrinati (ride ndr) alla ricerca dell’affare a 1 euro – è anche un punto di riferimento per il quartiere, essendo tra le poche bancarelle di libri usati a Firenze sopravvissute. E, diciamolo, anche un ritrovo. Vedi quello lì? Si chiama Aldo, si spaccia per fiorentino ma invece è di Borgo San Lorenzo. Viene qui, passa il tempo a leggere i miei libri e non paga.
La risposta non tarda ad arrivare: «Lascia fare Fabio, vienvia. Tu sei te che ci devi pagare pe’ farti compagnia».