I turisti ne restano affascinati, chi ci è nato se la sente dentro, come se questa straordinaria città fosse davvero parte di lui. Ma com’è davvero Firenze? Quando ci ritrova per caso a vivere qui, quali sono gli elementi della quotidianità che più colpiscono?
Questa in effetti è una città strana, che ai contrappassi danteschi unisce dei veri e propri paradossi. I quartieri centrali sono relativamente vicini e ci sono ben pochi dislivelli estenuanti, quindi Firenze sembrerebbe la città ideale da girare in bici.
Eppure un recente studio di Inrix (società internazionale di informazione su traffico e trasporto) la mette al decimo posto tra le città più congestionate d’Europa! Sorprendente, non è vero?
Beh, forse solo in parte, almeno per chi ancora ricorda quei vecchi volantini che dicevano più o meno così: «È la tramvia il vero mostro di Firenze!» Perché in fondo questa è una città in cui un po’ i cambiamenti fanno paura.
Forse se quei terribili tram, minacciosi deturpatori del paesaggio, fossero stati chiamati “Linea Dante” e “Linea Giotto”, magari sarebbero stati accolti con un po’ più di entusiasmo.
Dite di no? Eppure, vivendo Firenze si percepisce anche una curiosa ridondanza dei nomi. Quante mostre in città si sono succedute con la parola Firenze nel titolo? Quanti spettacoli su Dante?
È un leitmotiv che si ripete perennemente, in una città giustamente orgogliosa del proprio passato ma che finalmente inizia anche a guardare al presente. Tra i palazzi rinascimentali spuntano dei musei nuovi, legati alla città ma svincolati dal glorioso mondo del ‘500: il museo Gucci e quello Ferragamo, ad esempio.
Perché il presente di fatto si è già insinuato nelle strade di Firenze, con le geniali reinterpretazioni di Clet Abraham che trova nei cartelli stradali la sua fonte di ispirazione.
Lo stesso Clet che guardando Porta San Niccolò ha scorto un volto gigante e ci ha appiccicato su un naso, a dimostrazione che lo stesso luogo che tanti anni fa ha ispirato il sommo poeta è ancora la culla viva di un pensiero arguto.
Ma qual è una delle cose più buffe del quotidiano fiorentino? Beh, sicuramente la massiccia migrazione delle macchine per la consueta pulizia delle strade, ma soprattutto il fatto che tutti diligentemente prendano parte a quello che sembra un collettivo gioco della sedia.
Avete presente il gioco che si faceva alle feste delle medie, quello in cui c’è sempre una sedia in meno rispetto ai partecipanti e chi resta in piedi perde? Beh, provate a immaginare di organizzare la stessa cosa in un’altra città.
Una città come Roma, ad esempio, in cui anche senza pulizia delle strade gli abitanti lottano quotidianamente per accaparrarsi un parcheggio. Beh, lì probabilmente questo meccanismo genererebbe lo strano fenomeno dei proprietari d’auto piromani, che esasperati decidono di dar fuoco alla propria auto per potersene tornare finalmente a casa, a piedi.
Ma Firenze in fondo è speciale anche per questo, perché tutto sommato qui anche questo strano gioco si può ancora fare, per fortuna.