C’è stato un momento in cui Firenze era un astro splendente nel firmamento europeo della musica alternativa. Era il periodo della new-wave e dei Litfiba. I tempi sono sicuramente cambiati, ma come è oggi il panorama musicale all’ombra del Cupolone?
Un’onda anomala investì Firenze
La new wave, un movimento musicale che prese piede tra gli anni settanta e gli anni ottanta come discendente del punk rock, trovò terreno fertile nel paesaggio socio-culturale fiorentino e qui prosperò, contribuendo a renderlo rigoglioso.
Erano gli anni in cui i Litfiba, nel garage di Via de’ Bardi, davano vita alla loro musica piena di grinta e passione. Ma non solo. La città poteva vantare di altre due band simbolo: i Diaframma e i Neon, i quali incarnavano eccezionalmente il nuovo spirito.
Nelle vie e nelle vene di Firenze scorreva l’anti-conformismo. Il fenomeno era artistico e sociale e si riversava in ogni aspetto della vita della città. Il cambiamento era nell’aria e respirarlo era quanto di più spontaneo si potesse fare.
Furono davvero anni di grande fervore quelli, al punto da sembrarci oggi fantascienza. Ma purtroppo questa condizione non era destinata a durare a lungo. Sul finire di quello stesso decennio, la spinta propulsiva di quel periodo svanì, lasciando il passo ai cambiamenti del mondo globale e tecnologico dei ’90.
Dall’alternative a X-Factor
Oggigiorno tali fermenti soccombono sotto il peso di una realtà sempre più globale ed omogenea, in cui l’identità della singola città rimane schiacciata e il mercato della musica viene dominato a livello mondiale dalle major dell’intrattenimento.
Eppure la realtà musicale fiorentina non si è fermata e continua ad alimentarsi con tanti gruppi emergenti che propongono sperimentazioni dei vari generi musicali. Dall’indie rock rivisitato de’Le Furie, passando per l’originale brit pop dei The Hacienda, fino all’energico electro funk dei Passo Gigante.
Tanti altri meriterebbero di essere citati, a dimostrazione che il talento e la voglia di fare non sono doti che mancano ai fiorentini, come ci insegna il nostro ex primo cittadino.
E allora mi perdonino gli eccellenti esclusi se concludo con quelli sulla cresta dell’onda: gli Street Clerks, il quartetto passato dagli scatenati live nei club fiorentini al palco di X Factor, con quel sound dirompente che qualcuno ha classificato come “pop’n’roll”.
Come hanno confessato loro stessi in un intervista: «X Factor forse non era il nostro ambiente. Noi siamo abituati ai concerti, a suonare e ad avere un contatto diretto con il pubblico. Sapevamo che non era il nostro habitat».
E quando il giornalista fatidicamente domanda se per caso non avessero un po’ di preconcetti verso i talent show, diplomaticamente i nostri fiorentini rispondono: «Molti gruppi underground hanno un pregiudizio verso i talent, ma essendoci stati dentro abbiamo visto come funziona, è stata un’esperienza bellissima». Adesso guardano al futuro gli Street Clerks e speriamo che sia prospero.
Possiamo spingerci a dire che sembra che la coscienza musicale fiorentina abbia intrapreso una sorta di faticoso “risveglio” dal torpore. Dai pochi locali dove si poteva suonare dal vivo, gli spazi e le attenzioni dedicate alla musica sono decisamente cresciuti rispetto a dieci o vent’anni addietro.
Per quanto lo sviluppo di un percorso artistico e professionale per i giovani emergenti resti arduo, bisogna ammettere che le condizioni oggi a Firenze sono più favorevoli rispetto al recente passato.
Un importante ruolo continua a svolgerlo il Rock Contest, il concorso cittadino, divenuto “nazionale” nel 2002, con lo scopo di fornire ai giovani artisti le migliori condizioni di visibilità e di relazione con le realtà discografiche.
Dunque, seppure con la lentezza che ci contraddistingue, come direbbe Bob Dylan: «The times they are a-chaingin’», maybe.
Foto credits: flickr.com/photos/pinomoscato/ (cover); www.ondarock.it (foto 1); www.thehaciendaband.it (foto2); xfactor.sky.it (foto 3)