Modificata dall’architetto Vincenzo Micheli, nelle sue stanze trovò la morte Paolina Bonaparte, sorella prediletta di Napoleone. Vi racconto i segreti di Villa Fabbricotti, piccolo gioiello della mia Rifredi.
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Da che ne ho memoria, Villa Fabbricotti è il luogo eletto e deputato a due attività: passeggiare con il cane oppure dedicarsi allo studio en plein air (leggi: cazzeggio matto e disperatissimo).
Lungo via Vittorio Emanuele II, vicino al mitico Progresso, si trova il cancello monumentale che segna l’accesso al giardino di questo storico edificio. Che come tutte le ville fiorentine, nasconde non poche curiosità.
Da Strozzino a Villa
Risalente al ‘300, l’edificio è stato poi per lungo tempo proprietà di un ramo della famiglia Strozzi che lo utilizzava come casino da caccia, noto ai più come «lo Strozzino».
Nel 1864 Giuseppe Fabbricotti, appartenente ad una famiglia di industriali carraresi, acquistò la tenuta, incaricando l’architetto Vincenzo Micheli di trasformarla in una sontuosa residenza.
Nasce così Villa Fabbricotti, lussuosa tenuta che rispecchia lo stile di Firenze capitale d’Italia. Oltre il maestoso cancello, il viale si divide in due tornanti, lungo i quali si raggiunge l’edificio vero e proprio, che domina sul parco lussureggiante.
Il giardino di Villa Fabbricotti
Sebbene non ci sia pervenuta nessuna documentazione in merito, l’ideazione del parco viene solitamente attribuita a Giuseppe Poggi, poi edificato dallo stesso Micheli seguendo lo schema suggerito dall’ingegnere fiorentino.
Il giardino conserva al suo interno tantissime varietà di piante: pini, lecci, palme e cipressi vanno a comporre questa imponente vegetazione, dove troviamo persino un cedro del Libano di 180 anni.
Di quest’albero secolare rimangono oggi soltanto il tronco e alcune branche principali, restando comunque, in base ad una decisione del Consiglio di quartiere, un albero della pace, concreto simbolo dei valori di giustizia e solidarietà.
Gli ospiti illustri di Villa Fabbricotti
Tante le personalità di rilievo che sono state ospiti nella residenza fiorentina, come la regina Vittoria d’Inghilterra e le sorelle di Napoleone Elisa Baciocchi e Paolina Bonaparte.
Quest’ultima in particolare, «l’unica Bonaparte che preferiva l’amore al potere e lo faceva con tutti, qualche volta anche con il marito», scriveva Indro Montanelli, trovò la morte proprio nelle stanze dell’edificio il 9 giugno 1825. Aveva 44 anni.