Oggi avrebbe compiuto 95 anni Fernanda Pivano, ambasciatrice della letteratura americana del Novecento in Italia. L’indimenticabile signora del Beat.
Genova, 1917. Vale la pena di partire proprio dalla città dove nasce Fernanda Pivano, per poterne raccontare la straordinaria vita. Genova, come Cristoforo Colombo. Un destino segnato, una rotta che non può che puntare verso l’America.
E tutta americana è la sua storia, che inizia con una tesi di laurea su Melville e la traduzione per Einaudi de L’antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, per poi continuare con Hemingway, Fitzgerald, Faulkner. Una passione nata grazie a un maestro d’eccezione che risponde al nome di Cesare Pavese, suo supplente di italiano al ginnasio.
Un amore che diviene realtà nel 1956, anno del primo epocale viaggio oltreoceano. “La Nanda” torna dall’America con l’anima della Beat Generation in valigia, ben determinata a far conoscere in Italia i capolavori di Ginsberg, Kerouac e soci. Giganti che per lei sono indisciplinati fratelli minori, e che grazie alle sue traduzioni diventano leggenda per i giovani dello Stivale.
Un’esistenza fatta di libri, pacifismo, e straordinari incontri. Non ultima l’amicizia con Fabrizio De Andrè, del quale scriverà la più bella definizione: Dicono che Fabrizio è il Bob Dylan italiano; io nel dargli questo premio d’amore più che di potere, vorrei che Bob Dylan venisse chiamato il Fabrizio americano.
Anche lei in direzione ostinata e contraria, un talento smisurato nel tradurre non solo le parole, ma l’anima e lo spirito di un’epoca. Sulla strada che corre verso l’Ovest del futuro.
Libero chi legge, recita il titolo della meravigliosa raccolta di scritti sulla letteratura pubblicata ad un anno dalla sua morte, nel 2010. A noi piace ricordarla come una donna libera che scrive.