I leggendari studios festeggiano un secolo di vita. Ricordiamo insieme quei film che l’hanno resa grande.
Stati Uniti, primi anni del secolo. Una storia che ha inizio in puro stile americano: una sfida apparentemente impossibile, un rischio che solo un cuore coraggioso avrebbe osato correre.
Quella di Carl Laemmle, fondatore degli studios, è una delle più grandi concretizzazioni dell’american dream, un sogno folle solo in apparenza, che tenacia e costanza hanno trasformato in pura realtà. Una realtà fatta di celluloide, che ha inizio nel 1912, quando un lungimirante imprenditore lanciò sul mercato quel Globo Terrestre che avrebbe conquistato milioni di spettatori.
Nasce così la Universal Pictures, una delle più antiche case di produzione statunitensi. Non solo uno studio cinematografico, bensì un’incredibile fabbrica di sogni. Celebriamo il suo centesimo compleanno ricordando dieci capolavori. Per non smettere mai di sognare.
“Questo è il mio obiettivo: far ridere le persone, o farle urlare o tenerle sedute sull’orlo delle loro sedie in tutto il mondo”.
(Carl Laemmle, 1867 -1939)
Dracula, 1931
Mostro: dal latino “monstrum”, segno degli déi, prodigio. Certamente l’archetipo più rivisitato nella Universal delle origini. Dall’enigmatico fantasma dell’opera di Lon Chaney allo struggente Frankenstein di Boris Karloff, la “creatura” carica di umana fragilità. Passando, ovviamente, dal conte Dracula.
Bela Lugosi, vero signore della notte – e dello schermo – si muove in ambienti suggestivi e affascinanti. Un classico del cinema horror, un’agghiacciante leggenda che non avrà mai fine.
Psycho, 1960
La fuggitiva Janet Leigh sotto la doccia ristoratrice rappresenta l’immagine più iconica della cinematografia thrilling, mentre lo sguardo psicopatico di Anthony Perkins ha anticipato di gran lunga la tradizione slasher di fine anni ’70. E il Bates Motel rimane un vero luogo dell’anima.
“Ho giocato a dirigere gli spettatori esattamente come si suona un organo”, dichiarò Hitchcock all’epoca, per poi scegliere la Universal in altri sei film. Un esempio di pura maestria registica, oggi anche in versione restaurata.
American Graffiti, 1973
Le avventure notturne di quattro adolescenti alla vigilia della partenza per l’università. Una notte che assomiglia ad un viaggio iniziatico, a base di scorribande e musica rock, per lasciarsi alle spalle l’età dell’innocenza e divenire adulti. O forse no.
George Lucas dirige una commedia giovanilistica, la prima realmente pensata e rivolta ai teenager. Una notte brava sul ritmo del rock around the clock, dove le lancette indicano che il Vietnam è vicino, mentre i consigli del dj Lupo Solitario scandiscono la malinconia del tempo che fugge. Un “come eravamo” nostalgico per riflettere anche sul presente.
La stangata, 1973
Geniale crook story costruita intorno ad un’elaborata truffa. Il ritmo serrato della vicenda poggia sulle interpretazioni di Paul Newman e Robert Redford, colonne portanti di una solida sceneggiatura nonchè mattatori inimitabili.
Una coppia affiatatissima diretta da una regia ineccepibile. Per una comicità al quadrato oggi anche in versione restaurata.
E.T., 1982
L’extraterrestre più famoso della storia del cinema. La creatura di Steven Spielberg, frutto dell’ingegno di Carlo Rambaldi, affascina e commuove ancora oggi, configurandosi come un grande classico.
Un mix perfetto tra alta tecnologia e coinvolgimento emotivo. Per l’occasione del centenario anche in versione rimasterizzata.
Videodrome, 1983
Il meglio del Cronenberg delle origini, con un’atomica Deborah Harry: una pellicola torbida e mai banale, tesa ad indagare le perversioni dell’animo umano. Non la pornografia, bensì la feroce e banalissima televisione è la vera lascivia dei tempi moderni.
Un film che vi sconvolgerà, sino a farvi cambiare pelle. “Morte a Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne!”
Ritorno al futuro, 1985
L’incredibile avventura di Marty Mcfly che è divenuta un cult assoluto degli anni ottanta. Un time warp esilarante e godibilissimo, con un Michael J. Fox al massimo della forma.
La fantasia e l’ingegno tecnologico di Robert Zemeckis creano una delle migliori trilogie degli ultimi trent’anni. Visione consigliata per chi vuole tornare indietro. Ovviamente nel futuro.
Casinò, 1990
Un allibratore professionista, un gangster affiliato e una bionda esplosiva. Questi gli ingredienti alla base di uno dei film più riusciti di Martin Scorsese. Il casinò diventa metafora di vita, dove prevale la legge del più forte e tutto può crollare da un momento all’altro.
Un capolavoro per gli amanti del grande cinema, una scommessa che Scorsese ha vinto in pieno. Les jeux sont faits, rien ne va plus.
Paura e delirio a Las Vegas, 1998
L’ex Monty Python Terry Gilliam concentra tutta la follia del giornalista Hunter S. Thompson in una pellicola psichedelica. Una cavalcata selvaggia in mezzo al deserto americano, a bordo di una decappottabile Shark lanciata in direzione Las Vegas.
Per tutti quelli che cercano un road movie insolito, che assomiglia più ad un giro a vuoto, una lunga amnesia lisergica a base di “molta paura e ben poco disgusto”.
Il gladiatore, 2000
L’epopea di Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio, padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa.
Una storia di vendetta dall’ampio respiro epico, a tratti un po’ furbetta ma comunque godibile. Per conoscere la Universal come abile adoratrice del dollaro.