Prendo il treno e vado. 5 mostre da vedere in giro per l’Italia. Vol.III

Il terzo appuntamento con le cinque mostre, tra le moltissime in corso in Italia, che potreste trovare interessanti e per le quali potrebbe valere la pena programmare un viaggio.

Per gli amanti dell’arte, gli appassionati o semplicemente per i curiosi di novità, le cose da tenere d’occhio sono più d’una; ecco i nostri suggerimenti.

Rovereto

Gina Pane al Mart fino all’ 8 luglio

La prima antologica dedicata a Gina Pane (1939 – 1990) artista francese di origine italiana esponente della body art tra le più importanti a livello internazionale. In mostra oltre a immagini, disegni, dipinti e oggetti, anche il suo unico film Solitrac (1968).

Ha segnato gli anni Settanta con le sue Azioni dalla forte carica simbolica. Le performance in cui infliggeva ferite al suo corpo hanno segnato fortemente il ricordo e l’immaginario legando il suo nome alla sola esperienza della body art, in realtà il suo lavoro è stato più complesso e articolato.

In mostra più di 160 opere che ricostruiscono le variazioni formali e la coerenza della sua opera.

Nello stesso periodo, fino all’8 luglio, al Mart potrete vedere anche Afro. Il periodo americano. Una mostra di opere provenienti da collezioni private di uno degli artisti italiani più amati all’estero. Nel centenario della nascita.

Venezia

Gustav Klimt nel segno di Hoffmann e della secessione al Museo Correr fino all’ 8 luglio

Come vi avevamo già annunciato, in quest’anno di celebrazioni per i 150 anni di Gustav Klimt, a Venezia arriva la mostra che ha aperto l’anno al Belvedere di Vienna.

A un secolo circa dalla sua partecipazione alla Biennale (1910) Gustav Klimt torna a Venezia. Una mostra che esplora le collaborazioni di Klimt con pittori e architetti che rinnovarono l’arte austriaca fra Ottocento e Novecento.

Il sodalizio più forte fu quello con Josef Hoffmann, architetto e grande amico col quale condivise l’idea dell’opera d’arte totale che prevedeva l’integrazione tra architettura, pittura, scultura e arti applicate.

Un legame, quello tra il pittore e l’architetto dai risultati eccezionali, ricordiamo almeno il Fregio Beethoven e la decorazione di Palazzo Stoclet a Bruxelles, progetti presenti in mostra, che sono gli apici realizzativi della loro collaborazione.

Venezia

Elliot Erwitt  alla Casa dei tre Oci fino al 15 luglio

Dopo il MEP di Parigi, il Reina Sofia di Madrid e l’ICP di New York la mostra arriva a Venezia. Centoquaranta immagini tra le più famose del fotografo, che dal 1953 è membro della storica agenzia Magnum (fondata da un gruppo di fotografi tra i quali Cartier Bresson e Capa).

Nato a Parigi, trascorre l’infanzia in Italia e nel 1939 si trasferisce definitivamente negli Stati Uniti. Ha raccontato negli ultimi decenni la storia della civiltà contemporanea con il bianco e nero, mostrandone il tragico e il divertente.

Il linguaggio privilegiato è quello dell’istantanea, mezzo straordinario per cogliere la perfezione che scaturisce dal caso.

Celebrità e gente comune, ma anche soggetti diversi; i cani per esempio, ai quali Erwitt dedica una vera e propria serie di ritratti.  Tutto e tutti trattati allo stesso modo, sguardo tagliente ed empatico che esalta il carattere assolutamente democratico del mezzo fotografico.

In mostra anche gli scatti realizzati da Erwitt per il brand di abbigliamento Jacob Cohen dove il fotografo cita se stesso riproponendo alcuni sui scatti storici, come quello al Prado di Madrid.

Roma

Juan Mirò al Chiostro del Bramante fino al 20 giugno

In mostra 80 lavori dell’artista catalano, dipinti ad olio, acquerelli e terrecotte, una visione sul suo intero percorso artistico, dal 1908 al 1981. Opere inedite per Italia, concesse in via straordinaria dalla fondazione Pilar e Juan Mirò di Palma di Maiorca.

Artista eclettico e appassionato, influenzato inizialmente dal dadaismo definì presto la sua inclinazione surrealista tanto che del surrealismo divenne uno degli esponenti di punta, uno dei teorici più radicali del movimento che voleva uccidere la pittura tradizionale. Andrè Breton lo definì il più surrealista di tutti.

Una mostra particolare quella di Roma, perché oltre a proporre opere inedite per il nostro paese, propone lo studio ricostruito dell’artista, con i suoi oggetti, con gli strumenti e pennelli che Mirò usava per creare.

Il luogo di lavoro era per lui importante, di fatto negli anni dal 1956 al 1983 nel suo studio di Maiorca lavorò a stretto contatto con la natura che lo ispirava e stimolava, facendolo lavorare contemporaneamente a più opere.

Napoli

La Fotografia del Giappone a Villa Pignatelli fino al 3 giugno

Centocinquanta stampe realizzate nella seconda metà dell’Ottocento fino ai primi anni del Novecento. Sono gli anni in cui si diffonde la fotografia in Giappone, la tecnica all’albumina che veniva dall’occidente si fonde con la maestria dei pittori della tradizione capaci di dipingere su superfici piccolissime, con una perfezione assoluta.

Immagini che, rappresentando il paese e la sua cultura, si definivano come ricordi per viaggiatori, souvenir di una terra esotica. In quel periodo, un gruppo di artisti diede vita a quella che sarà ricordata come la scuola di Yokohama (tra cui Felice Beato e Kusakabe Kimbei)

 

Un bel viaggio attraverso la visione dei paesaggi, delle tradizioni, delle donne e della spiritualità, un insieme armonico tra le cose, un equilibrio perfetto tra il passato e il presente che si apprestava a confrontarsi con tecniche e modalità del tutto nuove.