Pina 3D. L’evoluzione della danza

Wim Wenders rende omaggio a Pina Bausch, geniale coreografa e sua amica, scomparsa improvvisamente nel 2009.

Il progetto, nato da un’idea dei due artisti, s’ interrompe a causa della morte della coreografa. Sarà il regista a realizzare questo commovente documentario, adottando la tecnica del 3D, per valorizzare le sue più impressionanti creazioni e per conferire la giusta dimensione all’arte di Pina. Il film, che comprende quattro balletti (“Caffè Muller” con cui debuttò nel 1978, “Le Sacre du Printemps”, “Vollmond” e “Kontakthof”), alterna scene esterne meravigliose a coreografie sul palcoscenico del Wuppertal Opera House. La macchina da presa, inebriata dalle note musicali, volteggia insieme ai bravissimi interpreti.

Amore, disperazione, libertà, bellezza, desiderio, lotta e gioia esplodono nella potenza visiva ed emotiva dei balletti. E’ lo sguardo di Pina sulla profondità dell’animo umano. L’intensità e la rapidità di particolari gesti suscitano nello spettatore una partecipazione suggestiva. I movimenti del corpo, fluidi e ben definiti, esprimono l’infinito mondo dei sentimenti dell’uomo, impossibili da rendere a parole. E’ un’opera poetica che celebra la danza come metafora della vita. I ballerini-sentimenti danzano sul palco della realtà, in scenari urbani e naturalistici (deserti), restituendo la bellezza struggente del lavoro di Pina. Wim Wenders inserisce filmati di repertorio in bianco e nero e anche ricordi del corpo di ballo, per completare il ritratto di questa personalità carismatica, a volte granitica. L’arte poetica ed espressiva della coreografa ci trascina in un vortice sconvolgente.

Una dichiarazione d’amore danzata non più con Pina, ma per Pina.

“Danziamo, danziamo, danziamo, altrimenti saremmo persi”: la vita di Pina Bausch.

Pina Bausch, anima del Tanztheater Wuppertal, ha rivoluzionato il linguaggio della danza, dando vita al teatro-danza. Fenomeno sviluppatosi negli anni settanta in Germania, in cui si fondono la danza moderna dell’espressionismo tedesco degli anni trenta e il teatro (mimo e cabaret). Allontanatasi dalla tradizione classica, Pina affida al corpo la capacità di parlare tramite l’essenzialità del gesto, il silenzio e l’improvvisazione teatrale. I suoi primi lavori mettono in luce una sferzante critica nei confronti della società, scevra di valori. L’opera Caffè Muller segna la svolta nella poetica dell’artista: introspezione dell’anima. Nelle sue innovative coreografie il ballerino interagisce sul palco anche con elementi scenici e naturali, creando effetti sorprendenti. Nel famoso balletto “Vollmond” l’acqua diventa protagonista, in continua trasformazione a contatto con i corpi. Lo spettatore è travolto da un turbinio di sensazioni, determinato dall’armonia tra mondo artistico e mondo naturale. Pina recupera un rapporto primordiale tra gesto teatrale, azione e parola, con cui ci racconta la vita.


 “Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti, ma ci sono anche i movimenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più cosa fare. A questo punto comincia la danza.” (Pina Bausch)