Intervista ai Virginiana Miller

In vista del concerto del 22 Novembre al Glue, abbiamo parlato con Simone Lenzi: voce dei Virginiana Miller, storica band della scena indie italiana. Un nuovo LP con tour in arrivo. E un film con Virzì.

Una delle tracce del vostro album d’esordio ha come titolo “Curriculum”: come descriveresti il vostro percorso dal 1997 fino a “Il primo lunedì del mondo”?

Quella canzone diceva fra le altre cose “se hai paura di me, fai bene“. Forse un po’ di paura ce l’hanno avuta se nessuno ci ha ancora offerto un contratto discografico milionario. A parte gli scherzi, di strada ne abbiamo fatta parecchia, spesso in salita. Il panorama non è sempre stato dei più entusiasmanti, ma come si dice, conta molto più il viaggio in sé che non la meta.

Titoli ironici come “Fuochi fatui d’artificio” o di “Gelaterie sconsacrate”, ma anche riferimenti letterari come “L’inferno sono gli altri”. Quanto conta il valore evocativo delle parole?

Personalmente devo alla parola la possibilità di avere trovato un posto nel mondo. Non so fare niente: non so disegnare, gioco male a pallone, non mi intendo di vini e di cucina. Il potere delle parole invece è tutto quello con cui mi è piaciuto avere a che fare. Sin da quando ero un ragazzino. Ricordo un’insegna, in un negozio di fotografia: POLAROID. Presi a ripetermi quella parola centinaia di volte: mi pareva potentissima, come uno scongiuro o un incantesimo. Sono rimasto lì, a quello stupore.

Secondo Sandro Veronesi la vostra musica ha segnato la rotta per buona parte dei migliori gruppi italiani, dai Subsonica ai Baustelle, passando per Afterhours e Verdena: come trovi la realtà musicale odierna?

Mah, non so. Veronesi mi sembra sia stato troppo generoso con questa affermazione. Certo, è vero però che ci siamo messi su una strada dove poi altri hanno trovato il cammino già battuto. Però bisogna anche dire che la musica in Italia è cresciuta enormemente. C’è un sacco di bella roba in giro. Ci sono belle idee e gente che sa realizzarle. Quello della musica poi, almeno ai nostri livelli indie, è un ambiente sano: pieno di gente perbene. Se avessi un figlio mi piacerebbe suonasse, che girasse per questi locali fumosi, che conoscesse questi promoter che si fanno un gran culo per due lire. Invece non vorrei mai frequentasse questi parlamentari cocainomani che si vedono in giro.

Dopo la partecipazione alla colonna sonora di “La prima cosa bella”, la tua strada si intreccia nuovamente con quella di Paolo Virzì, che trarrà la sceneggiatura del suo prossimo film da un tuo libro, in uscita in primavera. Puoi darci qualche anticipazione?

Sul film non dico niente. Ne parlerà Virzì quando sarà il momento. Del libro idem, perché c’è tempo all’uscita: si parla di marzo del prossimo anno. Nel frattempo posso solo dire che ne sono felicissimo. Ho avuto una gran fortuna, tutto qui.