Il 6 luglio 1907 nasceva Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderon, quella che il mondo imparerà a conoscere semplicemente come Frida.
Una vita travagliata ma anche piena e intensa. Vissuta fino in fondo.
All’età di 17 anni rimase vittima di un tragico incidente mentre era in autobus, un evento che segnerà in maniera definitiva la sua vita. Nell’incidente riportò moltissime fratture e venne trapassata su un fianco da un corrimano, le conseguenze di ciò la portarono a subire circa trenta operazioni chirurgiche durante tutto il corso della sua vita.
Dimessa dall’ospedale, fu costretta a letto con un busto di gesso per molti mesi e fu in questa fase che, giovanissima, cominciò a dipingere. Dal suo letto a baldacchino con lo specchio dipinse moltissimo e quando potè alzarsi e ricominciare a camminare portò i suoi lavori a Diego Rivera artista già di grande fama.
La serie di autoritratti che presero forma in questi anni racconta gli aspetti più drammatici della sua vita, il rapporto con il suo corpo martoriato, con rimandi al folclore e alla pittura tradizionale attraverso la quale Frida, affermava con forza la sua identità di messicana.
Rivera rimase affascinato da quello spirito giovane e fiero e ne fece la sua protetta, introducendola nel mondo della cultura e della politica messicano. Frida diventò attivista del partito comunista e sposò Rivera nel 1929. Un amore tormentato, durante il quale lei dovette inizialmente subire infiniti tradimenti per poi prendere a fare lo stesso.
Così fu, fino all’ennesimo insopportabile per Frida, tradimento di Diego con la sorella di lei, Cristina. I due si separarono ma un anno dopo, nel 1940, lui le chiese nuovamente di sposarlo perché comunque il loro legame era profondo e indissolubile.
Da Rivera assimilò uno stile vicino all’arte popolare e alle tradizioni precolombiane, aspetti che le permettevano di affermare quell’identità alla quale lei teneva in modo assoluto.
Del suo amore, e degli altri amori (tra cui Lev Trotsky, André Breton e Tina Modotti) Frida scrisse nel suo diario che tenne dal 1944 e che è uno scritto in forma di racconto interiore tra immagini e parole che si conclude così: Attendo con gioia la mia dipartita. E spero di non tornare mai più.
Donna indomita, forte, appassionata e fiera non fece mai parte di un movimento artistico, morì giovane, a 47 anni. Probabilmente verrà ricordata come la più grande pittrice del Novecento.