Fra cinema e musica: La top 10 delle colonne sonore. Vol. II

Eccoci al secondo appuntamento con le migliori soundtrack, non originali, che ci hanno accompagnato negli anni. Oggi, torniamo indietro: dal 1980 al 1995.

Nella prima parte avevamo messo in fila le migliori colonne sonore dal 1996 al 2011; adesso, a passo di gambero, è il momento della top 10 del quindicennio precedente. Di tutti i generi, per tutte le orecchie. Ecco la lista:

 

L’ ODIO – LA HAINE (1995)

Pellicola di Mathieu Kassovitz che in Francia ha assurto al ruolo di capostipite del cinema di banlieu: un indugio, un vagabondaggio crudo e realista fra le periferie dimenticate all’ombra della Tour Eiffel. Clamorosa e a dir poco incandescente la colonna sonora, divenuta subito oggetto di culto: fra reggae (tanto), dub, hip-hop, rap e veri e propri mix degni dei dancefloor d‘elite europei. Un sincero ritratto di persone semplici: fette di popolo emarginate (loro malgrado), guidate in una discesa nichilista – colma di droghe ed espedienti – verso il centro fisico della grandeur francese. A ritmi skretchati e (sub)urbani. Perla audio globale.

UNDERGROUND (1995)

Il capolavoro di Emir Kusturica. Il ricchissimo omaggio – sconvolgente e allucinato – a quel paese un tempo chiamato Jugoslavia: un film oceanico, mastodontico nelle forme e nella vitalità. La soundtrack è semplicemente(?) il compendio della tradizione balcanica, orchestrata divinamente dal maestro Goran Bregovic. Un atto d’affetto anche a quelle sonorità festaiole e un po’ selvagge, che a colpi di fiati, trombe e ritmi ossessivi rivendicano con orgoglio un posto nella storia. Impossibile non danzare sull’entusiasmo della giostra tzigana. Odissea sonora, da ascoltare d’un fiato.

FORREST GUMP (1994)

Un film che non ha bisogno di commenti, tale è la portata di celebrità e premi cui ha fatto incetta. Robert Zemeckis già dai tempi di Ritorno al Futuro ci aveva regalato parentesi spettacolari col materiale sonoro, qui, va oltre. Un ritratto audio (quasi) totalizzante del paese a stelle e strisce: fra carrellate indimenticabili, momenti toccanti, scariche di energia. Il montaggio sonoro accompagna la corsa di Forrest, in una cavalcata (retoricamente) e orgogliosamente yankee: dai Beach Boys a Jimi Hendrix, dai Byrds a Bob Dylan e The Doors. Non c’è fine, un orizzonte infinito sul cuore artistico d’America. Treccani del rock e dintorni.

QUEI BRAVI RAGAZZI (1991)

Scorsese ha le sue fisse, si sa. Ma in quanto a gusti musicali si dimostra un vero e proprio maestro. Un Dj un po’ stagionato, ma che assesta sferzate indimenticabili. Nell’efferatissimo gangster movie del ’91, si lancia nel meglio del suo repertorio. Spolverando lo scaffale dei vinili, tira fuori il gotha della scena Blues del Mississippi e si concede bellissime parentesi col rock e il prog: fra Eric Clapton e Cream. Chiude la sua spirale neo-realista di piccoli e segnati malavitosi di serie B, con entrate nel punk dei Sex Pistols e nel rock della sua band-feticcio: i Rolling Stones. Per uditi fini e un po’ nostalgici.

I GUERRIERI DELLA NOTTE – THE WARRIORS (1980)

L’epiteto cult probabilmente non può essere speso meglio che per questo gioiello fuoriuscito all’improvviso nel 1980. Osteggiato da tanti, proibito per la violenza(che non c’è…), divenuto in poco tempo una summa del cinema alternativo degli anni ’80, e non solo. Sullo stesso versante poggia la magnifica soundtrack, un bizzarro e straordinario mix di space-funk, funky, synth e rock n’roll puro: un viaggio, una fuga scoscesa. Adrenalina, a cui quasi nulla somiglia. Fra metropolitane e costumi epici, una scorribanda nei beat acidi e bellissimi del Bronx: inimitabile. Sublime sintassi sonora di alternative.

IL GRANDE FREDDO (1983)

Opera all’insegna della disillusa nostalgia e della malcelata amarezza, quella di Lawrence Kasdan. Una scusa per guardare all’indietro la generazione di ex-sessantottini, trasformatasi ormai in qualcosa di spaventoso. O quasi. Nel grande lavoro di recupero di quell’atmosfera indimenticabile molto si poggia su di una colonna sonora calibrata nel dettaglio: motown, funky, soul e rock classico. Richiami inconfondibili e azzeccatissimi; i pezzi memorabili sono molti: Temptations, Marvin Gaye, Procul Harum, Aretha Franklin e Rolling Stones. Quella generazione è (forse) rinnegata, la sua musica no. Museo memorabilia.

FA’ LA COSA GIUSTA – DO THE RIGHT THING (1989)

Spike Lee ci pilota, come solo lui sa fare, nelle vie degli slums Newyorkesi: aprendoci un mondo. Un risultato magistrale sia dal punto di vista strettamente cinematografico, che da quello auditivo. Irrompono in scena suoni fino ad allora rejetti: rap e hip-hop all’ennesima potenza, un po’ di soul e motown ”vecchia scuola”. Tutta la cultura black nel suo splendore, con un’energia e una suggestione mai viste e, sopratutto, sentite prima. Un calderone altamente identificativo: fra piccoli omaggi ai maestri passati e luci della ribalta su fenomeni nuovi, come i Public Enemy. Per chi sa ascoltare la Grande Mela.

FULL METAL JACKET (1987)

C’è chi parla di cinema, e cinema dopo Kubrick. La cosa sicura è che l’uso e la ricerca del suono e delle colonne sonore, dall’avvento del Maestro inglese, non è più stato lo stesso. Questo iperrealistico capolavoro ne è l’ennesima conferma. Tanto arido da un punto di vista prosaico, quanto fertile nella facciata sonora. Scene epiche: con (ri)scoperta di grandi traccie colpevolmente dimenticate, come il surf-rock dei Trashmen sulle note di Surfin’ Bird, o l’ammiccante pop-rock di Nancy Sinatra. Si finisce fra mitragliatori, Rolling Stones e motivetti indimenticabili. Esperienza sonora fuori dall’ordinario.

BLUES BROTHERS (1980)

Difficile, se non impossibile, immaginarsi qualcosa che porti lo sposalizio fra cinema e musica a livelli superiori. Un film che non si può riuscire a rinchiudere in un singolo genere e non si può riuscire ad ascoltare una sola volta. Una soundtrack mitologica, costellata di capolavori in lungo e in largo; sensazionale omaggio ai divi dell’R&B, del soul, del funk, del blues: ai padri pellegrini del ritmo, che hanno forgiato il rock n’roll. L’intera colonna sonora è un must, saccheggiata da molti. Entusiasmante scorribanda che riempie l’anima e fa (ri)salire l’umore. Impareggiabile euforia umana, sotto forma di Musica.

PULP FICTION (1994)

L’apogeo sonoro di Quentin Tarantino, basterebbe questo. Ci si entra dentro e si finisce in una fitta rete di suoni, spezzoni, musiche, bootleg e frammenti sonori che entrano dritti dentro. Per non uscire più. Elettrica, ansiogena, parodistica, esaltante e ricercatissima: una soundtrack che non teme paragoni. Un turning-point nel cinema, come nelle colonne sonore: generi che si intrecciano, si sfiorano, danzano con personaggi pazzeschi e fanno sognare. L’opera di recupero di un genere sottovalutato come il surf-rock americano, con i Tornadoes; la ricostruzione di atmosfere funk, e alternative con Urge Overkill. Il ritorno al futuro col twist dell’icona Chuck Berry. Ce n’è per tutti i gusti, tutto il tempo. Diamante a 24 carati.

Soundtrack non in classifica che meritano una menzione:

Cotton Club; Amadeus; Le Iene; Natural Born Killers; Point Break; Casino’; Nove Settimane e Mezzo; The Commitments; Ritorno Al Futuro; Scarface; Compagni di Scuola.