Carnage: siamo figli del dio della carneficina

Quattro bravi attori, una stanza e un grande regista: ecco gli ingredienti perfetti di Carnage, il nuovo film di Roman Polanski.

Dopo una piccola rissa fra due ragazzini in un parco a Brooklyn, i Coniugi Cowen vengono invitati a casa dei Longstreet per discutere dell’accaduto.

Il film rispetta le tre unità Aristoteliche: di luogo, di tempo e di azione. In poche parole è ambientato in una sola stanza e il tempo raccontato è quello della durata della pellicola, 79 minuti.

Quello che sembrava un confronto civile fra quattro adulti presto si trasforma in una vera e propria carneficina verbale.

Le maschere del buon costume occidentale iniziano a crollare nel momento in cui Kate Winslet, bravissima come al solito, dà di stomaco sui libri d’arte della padrona di casa, Jodie Foster.

Quella che, all’inizio, è una guerra tra coppie presto si trasforma in una guerra dei sessi, vedendo schierate le mogli contro i mariti.

Kate Winslet si lamenta del marito Christoph Waltz perché è interessato solo al lavoro e Jodie Foster è frustrata per via di un marito (John C. Reilly) che sembra provare soddisfazione nell’essere mediocre.

Anche la cinepresa, all’inizio fissa e precisa, con il degenerare della situazione diventa tremolante, per mostrarci come in realtà siamo tutti preda del dio della carneficina.

La sceneggiatura è scritta a quattro mani da Polanski e Yasmina Reza, autrice della piece teatrale da cui è tratto il film

Come al solito Polanski confeziona un altro piccolo capolavoro mettendo a nudo le incoerenze della società in cui viviamo facendoci sorridere.