Se la video art vi è sempre rimasta un po’ostica, se la trovate oscura, quasi d’elite e avevate accantonato l’idea di provare a capirci qualcosa è il momento di ricredervi. Fino al 28 febbraio.
Nello spazio che il museo Gucci dedica all’arte contemporanea, selezionate in collaborazione con la Fondazione Pinault (François Pinault è il magnate e collezionista francese proprietario di PPR, cioè, tra gli altri, del marchio Gucci), due installazioni video di Bill Viola.
Bill Viola, il più sofisticato rappresentante della video art, il primo che ha coniugato la tecnologia alla perfezione formale l’ipermodernità allo stile rinascimentale, per fare un esempio: le rivisitazioni di Mantegna, Tiziano, Pontormo e Caravaggio.
Newyorkese, classe 1951, artista unico e geniale, lavora con e non contro il pubblico, la sua arte è per tutti, per lo spettatore comune più che per gli intenditori.
Nel 2005 Viola presenta il progetto Tristano come accompagnamento all’opera teatrale Tristano e Isotta del regista Peter Sellars. In un secondo tempo il materiale video dell’opera è stato rielaborato con l’aggiunta dell’audio per renderlo indipendente dalle musiche di Wagner. In mostra, due di queste opere. Fire Woman e Tristan’s Ascension (The Sound of a Mountain Under a Waterfall).
Il rapporto di Viola con Firenze è particolare, a metà degli anni Settanta, giovane e promettente neodiplomato al MIT di Boston, era stato assunto come direttore tecnico dello studio di produzione art/tapes/22 (uno dei quattro centri italiani di produzione della videoarte che negli anni ’70 han fatto la storia di questa pratica dell’arte) e contribuito al grande successo dello studio che nei sui pochi anni di vita ha realizzato un archivio di materiale di enorme valore.
Curiosi adesso?