Afterhours al Nuovo Teatro dell’Opera il 22 Giugno

Toccherà agli Afterhours l’onore e l’onere di inaugurare la Cavea del nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, il prossimo 22 Giugno.

Quest’estate i fiorentini non potranno proprio lamentarsi. Dopo i grandi del panorama internazionale (Chris Cornell, Alanis Morissette, Morrissey, Damien Rice), che rendono l’estate musicale nostrana una tra le più appetibili dello Stivale, arriva infatti anche un grande nome italiano. Il gruppo partito dal circuito underground che meglio ha saputo ammaliare il grande pubblico, rimanendo però fedele alla propria indipendenza e ad una cifra stilistica inconfondibile.

Lo scorso Aprile è uscito ultimo lp, provocatoriamente intitolato “Padania”. Una metafora presentata dallo stesso Manuel Agnelli, voce e anima della band: “Padania non ha confini geografici, è uno stato della mente e dell’anima. È il nome che meglio rappresenta la disperazione di uomini che sanno di poter avere tutto tranne che se stessi”. Come sempre, è al paese reale che gli Afterhours guardano: cantori spietati della vita vera, in tutti i suoi spigoli.

Dopo quattro anni dall’ultimo lavoro in studio “I milanesi ammazzano il sabato”, il gruppo milanese torna alle origini. Agnelli autoproduce interamente l’album per l’etichetta indipendente Germi, e anche lo storico chitarrista Xabier Iriondo rientra a far parte del gruppo, al fianco di Roberto Dell’Era, impegnato anche sul fronte solista.

Ad anticipare il disco il singolo “La tempesta è in arrivo”, scelto per la colonna sonora della serie TV “Faccia D’angelo”, con Elio Germano a prestare il volto al boss Felice Maniero.

In attesa della tournée la band sta scaldando i motori con un mini-tour di presentazione nelle Fnac della penisola. Ad attendere Agnelli e soci c’è però anche Piazza San Giovanni con il concerto del Primo Maggio, ma soprattutto l’Aquila, che li vedrà protagonisti assieme al Teatro degli Orrori il 19 Maggio per un grande show gratuito di raccolta fondi per la ricostruzione, a tre anni di distanza dal tragico sisma.

Una doppia partecipazione che dimostra come, a dispetto di uno dei loro brani più famosi, il pensiero degli Afterhours sia tutt’altro che superficiale. Ma d’altronde, questo è un aggettivo che ben poco si adatta alla produzione sempre colta e intelligente, mai scontata, alla quale ci hanno abituato.

Non si esce vive dagli anni ’80, avvertivano. E invece sì, con una carriera più che ventennale, dieci album, un numero strepitoso di live e uno stile senza eguali. Alcuni li detestano, moltissimi li amano: ma è risaputo che sulle critiche, un po’ come sui giovani d’oggi, loro “ci scatarrano su”. Con quel piglio sfrontato e a volte supponente, intrecciato a doppio filo con un penchant sensuale ed evocativo, che da sempre li caratterizza.

Un po’ accarezzano, un po’ graffiano, sempre colpiscono. E in questa lunga estate musicale, oltre che Berlino, sono pronti a riprendersi anche Firenze.