Firenze aspetta Picasso. Ve ne siete accorti? A Palazzo Strozzi arriva in autunno la mostra Picasso e la modernità spagnola e la città già lo anticipa con manifesti, locandine e bus personalizzati.
Mi piace quell’aria di attesa che si crea quando una mostra importante viene annunciata con un po’ d’anticipo, mi piace perché è il momento in cui la curiosità è stimolata e si crea quell’entusiasmo che, in quel momento almeno, non prevede delusione.
Quando una mostra riguarda un nome importante, cioè un nome che è familiare a tutti o quasi, l’effetto esaltazione si moltiplica e tutti sembrano pronti già oggi a mettersi in fila per fare il biglietto tra un mese. Per tutti gli entusiasti dunque, anzi, per quelli meno pigri, di solito il mio consiglio è quello di imparare almeno 3 cose sull’artista che si andrà a vedere. Consiglio che vale anche se l’artista è Picasso, qualcuno che un po’ tutti sentono di conoscere già.
Una facile cronologia
Picasso, che è morto a 93 anni nel 1973, ha attraversato il Novecento con una vitalità artistica straordinaria. Il suo fare, scandito da descrizioni ben precise si ordina secondo una sequenza precisa, che in fondo è facile e utile da tenere a mente.
Periodo blu 1901-1904 quando utilizzava prevalentemente i toni del blu nel suo lavoro, periodo rosa 1905-1906 con l’introduzione di colori più caldi nella sua tavolozza, poi, la fase cubista 1907-1917 un periodo di grande sperimentazione nel quale è messo in discussione il concetto stesso di rappresentazione artistica. Nello stesso periodo, l’incontro con la scultura africana.
Negli anni Venti ebbe un ritorno alla figuratività, e poi si avvicinò al surrealismo ed all’espressionismo specialmente in scultura. Negli anni dopo la guerra si dedicò molto alla ceramica e dipinse tante rivisitazioni di grandi opere, da Manet a Velasquez.
È probabilmente l’artista più influente della epoca moderna.
L’opera più grande
Guernica è forse l’opera più importante di Picasso, oggi si trova al Museo Reina Sofia di Madrid ma per molti anni, dal 1939, è stata in deposito al Museum of Modern Art di New York. Picasso stesso disse che l’opera sarebbe tornata in Spagna solo dopo la fine del fascismo, ci tornò dopo la caduta del regime di Franco nel 1981.
Non tutti sanno però che Guernica lasciò per la prima volta il deposito del MoMA per arrivare in Italia alla mostra di Milano, nel 1953. Fu pare, Attilio Rossi legato a Picasso da una profonda amicizia e da una vicinanza di ideali a persuadere Pablo a concedere l’opera per l’esposizione.
A convincere Picasso fu l’idea di esporre l’opera nel Salone delle Cariatidi di Palazzo Reale, un luogo ancora devastato dai segni degli incendi e dei bombardamenti aerei, con un soffitto provvisorio e mortificato da lesioni, distacchi e fuliggine. Per Picasso un luogo perfetto per esaltare un messaggio forte e drammatico di avversione alla guerra. Fu probabilmente l’unica e ultima occasione di vedere Guernica in Italia o in qualsiasi altro paese al di fuori della Spagna.
Guernica, oggi più che mai, è considerata un’opera troppo preziosa per poter essere spostata.
La lettura ideale
Poche volte consiglio libri se non me lo chiedono specificatamente perché so che la cosa può spaventare, ma nel caso di Picasso voglio davvero fare un’eccezione e suggerire Picasso di Gertrude Stein.
È un libro piccolo ma con un racconto vivace nel quale traspare tutta l’energia dell’artista insieme alla devozione ma anche l’autonomia critica della Stein. Un libro che vi servirà davvero a conoscere Picasso un po’ di più e un po’ meglio. Un testo breve, tutt’altro che faticoso che sarete contenti di avere nella vostra libreria.
Picasso e la modernità spagnola 20 settembre 2014 – 25 gennaio 2015
A cura di Eugenio Carmona
Firenze, Palazzo Strozzi