Mentre nell’aria si respira l’atmosfera euforica degli Europei di calcio, noi abbiamo scelto cinque film-simbolo dello sport più amato dagli italiani.
Fuga per la vittoria (1981) – John Huston
Il calcio come riscatto sociale ed umano. Fuga per la vittoria è un inno epico, diretto da John Huston che celebra il calcio sotto una veste particolare. Nel 1941 in un campo sportivo la nazionale tedesca affronta la squadra inglese dei prigionieri di guerra. Tra il primo e il secondo tempo, la Resistenza progetta la fuga dell’intera squadra, che deciderà invece di seguire il proprio orgoglio.
L’amor patrio e il coraggio oltre la speranza di libertà. Un’apologia di valori morali dedicato agli appassionati e a chi si emoziona, superando i confini di un campo di calcio. Nel cast, oltre a Sylvester Stallone, una parata di fenomeni che hanno segnato la storia del calcio: Van Himst, Bobby Moore, Osvaldo Ardiles e Pelè.

Eccezzziunale…veramente (1982) – Carlo Vanzina
Il calcio italiano in chiave comica. Eccezziunale veramente. Tre episodi, raccontati contemporaneamente da Carlo Vanzina, per descrivere la fede calcistica e l’amore sfegatato di un milanista, di un interista e di uno juventino per il tifo, divenuto un vero rito nazionalpopolare.
La superficialità del film è salvata dall’attore Diego Abatantuono, che con vari dialetti satireggia su vizi e virtù del tifoso italiano. Un film culto della commedia italiana anni 80’ per gli amanti del terrunciello e per chi desidera ridere sulla genuinità del tifoso d’un tempo.

My Name is Joe (1998) – Ken Loach
Lo sguardo sociale e crudo di Ken Loach: My Name is Joe. Lo sport come ancora di salvezza e rifugio da una vita miserabile. Joe (Peter Mullan), ex alcolizzato, mette in piedi una squadra di calcio a Glasgow, dove gioca Liam (David Mckay) che ha problemi con la droga. Uno spacciatore torna per regolare conti in sospeso, mettendo in pericolo i protagonisti.
Un film drammatico che non lascia spiragli di felicità, nonostante le sfumature umoristiche offerte nelle parentesi calcistiche. Il regista denuncia impietosamente la marginalità sociale, l’autodistruzione e la delinquenza, in cui sprofondano i più deboli, che si scoprono uniti dentro e fuori il campo da gioco.

Il presidente del Borgorosso Football Club (1970) – Luigi Filippo D’Amico
Un omaggio al mitico Alberto Sordi, qui alle prese con una commedia campanilistica dal ritmo goliardico. Benito Fornaciari (Alberto Sordi), un ingenuo impiegato del Vaticano, eredita dal padre la presidenza di una squadra di calcio, il Borgorosso Football Club. Inizialmente restio a questa nuova esperienza, comincerà a dedicare tutto se stesso, per avere l’appoggio del paese.
Dopo tante sconfitte prende una decisione drastica: da presidente ad allenatore. Sfidando regole e leggi severe, Benito riuscirà a portare la squadra al successo e a riconquistare l’esigente pubblico locale. Uno specchio del calcio di provincia, di cui Alberto Sordi, anima del film, incarna magistralmente le sfaccettature satiriche.

Maradona. La mano de Dios (2007) – Marco Risi
La divinità più amata e controversa del mondo del calcio: Maradona. Il regista ripercorre tramite flashback la vita del Pibe de oro, dalle prime gesta fino alla caduta nel tunnel della droga. Genio e sregolatezza in un uomo divenuto una leggenda del calcio.
Una vita vissuta intensamente, segnata da molti trionfi sportivi, ma anche da continue debolezze e dalla sofferenza che lo hanno condotto al baratro. Marco Risi ci mostra l’uomo con i suoi pregi e difetti e il calciatore, impiegando con sapienza le immagini dei supergoal del campione. Un film dedicato a Maradona e ai suoi tifosi che non lo hanno mai abbandonato.
