A Firenze, a pochi passi da Piazza della Signoria, si trova la Torre della Castagna: un edificio millenario con una storia che forse in pochi conoscono.
E’ l’evoluzione di un’usanza antica e di un modo di dire (e fare) fiorentino, che col tempo è stato esportato in tutto il mondo. Ma andiamo con ordine.
In un angusto angolo tra Via Aligheri e Piazza San Martino, è possibile ammirare una delle costruzioni medievali più rigorose e meglio conservate di Firenze: la Torre della Castagna. Antica torre che all’anagrafe segna quasi 1000 anni, essendo stata costruita nel 1038, come dono dell’imperatore Corrado II ai monaci dell’attigua Badia Fiorentina.
Dal 1282, questa fortificazione divenne sede delle riunioni dei Priori di Firenze fino alla costruzione del Bargello, ruolo che gli valse l’appellativo con cui ancora oggi viene ricordata. In questo periodo infatti, il potere esecutivo – rappresentato dai Priori e dal Capitano del Popolo – era solito riunirsi nelle stanze della Torre per deliberare e districare i casi più spinosi riguardo tutte le Corporazioni cittadine.
L’importanza di tali decisioni era testimoniata dal fatto che spesso il Priorato arrivava a rinchiudersi ”cum clave”, isolandosi così da ogni influenza e pressione esterna per portare a termine nel miglior modo possibile le delicate decisioni sulle questioni fiorentine. Proprio in questo contesto, congiunto di segretezza ed esercizio del potere, nacque una pratica destinata a fare storia. Almeno nel nome.
I Priori, durante le operazioni di voto usavano delle castagne – per i fiorentini ”ballotte”– da inserire in un sacchetto, confrontando poi il numero delle preferenze con quelle dei votanti e presenti. Insomma, niente più e niente meno che il classico ballottaggio. E proprio questo termine – declinato poi in molte lingue del mondo – si diffuse grazie a questa antesignana pratica, nata e battezzata con l’appellativo tipicamente fiorentino di ”ballotta”, da cui appunto, ballottaggio.