Una guida all’intelligenza collettiva fiorentina adatta a turisti e autoctoni. Questo è Se fossi fuoco, arderei Firenze, il romanzo di Vanni Santoni .
Immaginatevi di essere bravini con la penna e di aver deciso di raccontare la vostra città, Firenze.
Fingete di capire quello che si stanno dicendo quei ragazzi di fronte al vecchio Gambrinus, o cosa sta pensando quel fricchettone buttato lì in piazza S. Spirito.
Speculate su quali siano le fantasie dell’artistoide con gli occhiali di celluloide a La Cité, o su cosa dirà tra poco quell’altro, che al bancone del nEXt Emerson vi serve una birra senza considerarvi troppo.
Immaginate di seguirli, nelle loro case e poi nelle loro teste.
A volte esagererete con la finzione e inciamperete in qualche forzatura narrativa. Ma in generale potreste riuscire a far dire cose davvero sincere a quelle persone.
In fondo, è della vostra città che state parlando, anche se state usando la bocca di qualcun altro.
Questo è né più né meno Se fossi fuoco, arderei Firenze.
Inizia con il traffico sui viali e termina con la tranquillità di S. Miniato al Monte. Nel mezzo tanti personaggi, che fanno la loro scenetta, camminano per Firenze, spariscono e forse si ripresentano più avanti.
E non manca l’excursus sui lampredottari fiorentini, tre paginette commoventi che comportano un rapido e incontrollabile incremento di salivazione.
Grazie al lampredotto e ad altri momenti riusciti perdoniamo allo scrittore qualche scenetta maldestra, e decidiamo di essere indulgenti anche se fa pronunciare il titolo del libro ad uno dei personaggi (sì, anche in Cent’anni di solitudine compare il titolo, ma c’è modo e modo, ecco).
Lo scrittore Vanni Santoni è un fiorentino di 33 anni che ha già tre libri all’attivo, un Premio Scrittomisto per il miglior libro tratto dal web (Personaggi Precari), e un Premio selezione scrittore toscano dell’anno 2009 (Gli interessi in comune).
Con Se fossi fuoco, arderei Firenze ha tirato fuori un libro malinconico, dove tutto succede di notte, e dove la gente è sola con i propri pensieri e la propria sconfitta di fronte ad una città così bella che rischia di uccidere ogni desiderio di fare qualcosa di più bello.
Merita una lettura senza aspettative eccessive da parte di chi a Firenze ci vive, e vuole immaginarsi delle storie raccontate su uno sfondo che non ha bisogno di immaginare.
Merita anche uno sguardo da parte di chi a Firenze ci viene da turista e desidera utilizzare una guida insolita.
Tra l’altro, cari non-fiorentini, all’inizio c’è anche una cartina, se uno è proprio pedante e vuole individuare i luoghi del libro senza rischiare di confondere l’Arco di San Pierino con Porta al Prato.
Fatevi guidare e fateci sapere come è andata la gita.